Dal Duce alla Fiamma – La Destra in Italia dal 1910 al 1946
Autore: Paolo Garofalo
Dal primo partito, secondo l’organizzazione contemporanea, che si può identificare con l’Associazione Nazionalista Italiana di Corradini, fino al MSI di Michelini, De Marsanich, Mieville, Alimirante ed altri, la destra italiana è identificata soprattutto col Partito e l’Italia fascista di Mussolini.
La politica, la guerra, l’Impero, la dittatura, la fase rivoluzionaria, le corporazioni si snodano attraverso un linguaggio crudo, netto, senza fronzoli, attraverso un’architettura austera, solida, attraverso slogan, motti, raduni, eventi e attraverso l’uso di simboli. Saranno i simboli, il fascio littorio e l’aquila romana in testa, a caratterizzare il Ventennio fascista e, dopo la fine della Repubblica Sociale e della monarchia, il neofascismo ideologico e militante. Sarà un fascio senza scure il Partito Fascista di Leccisi, l’aquila romana il simbolo del Movimento Nazionalista per la Democrazia Sociale; non mancheranno i teschi di richiamo agli Arditi e alle Squadre d’Azione, il gladio già appannaggio della Gioventù del Littorio, poi simbolo dei Fasci di Azione Rivoluzionaria di Romualdi, la fiaccola del Fronte Antibolscevico ed infine la fiamma del Movimento Sociale Italiano.
Attraverso questo equipaggiamento di emblemi si legge la storia italiana, dal 1910 al 1946, attraverso i simboli del PNF di Mussolini, le organizzazioni create da Starace ed anche la visione dei fascisti dissidenti del Duce come i Fasci Nazionali del 24, o della destra populista come l’Uomo Qualunque di Giannini, e la destra antifascista del Partito Liberale e dell’Alleanza Nazionale per la Libertà di De Bosis.